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Seta: dal filo all’abito da sera

Seta: dal filo all’abito da sera

“Con il tempo e la pazienza, la foglia di gelso diventa un prezioso abito di seta” sintetizza un antico proverbio cinese. Considerata la più nobile, la più soffice e la più fine tra le fibre naturali, la seta, calda in inverno e fresca d’estate, è un filamento continuo molto sottile e lucente.

È costituita da due bave a sezione triangolare che il bruco depone intorno a sé in più strati, fino a formare un involucro dentro il quale avviene la trasformazione in crisalide prima e farfalla alla fine.

Storia della sericoltura

La sericoltura è nata presumibilmente nel 2600 a.C. in Cina. Ancora oggi la seta cinese fornisce i due terzi del filato greggio che viene lavorato in tutto il mondo.

In questo excursus storico occorre ricordare come la seta fosse già conosciuta da greci e romani nel primo secolo a.C., sfoggiata sotto forma di abiti preziosissimi. Nei testi di alcuni autori, come Seneca, Orazio e Plinio si parla di abiti di seta descrivendoli come vesti preziose. Dal momento che venivano considerati estremamente lussuriosi, questi capi erano vietate agli uomini.

Fu proprio il tessuto di seta, lungo le epoche storiche, ad acquisire sempre più importanza in quanto considerato merce di scambio tra Oriente ed Occidente. Sarà poi sotto l’impero di Giustiniano che nel bacino del Mediterraneo si avranno i primi esperimenti di sericoltura; sembra infatti che l’imperatore stesso, nel 552 d.C., abbia incaricato due mercanti, sotto le mentite spoglie di monaci, di impadronirsi del segreto della filatura della seta.

Paesi di diffusione della seta

La Spagna fu il primo Paese che concretamente avviò un’industria serica, seguito poi da Francia, Inghilterra, Germania e Paesi Bassi. In Italia, il periodo aureo fu senza alcun dubbio il Cinquecento, quando città come Venezia, Firenze e soprattutto Milano divennero importanti centri di produzione e commercilizzazione del tessuto. Gli artigiani locali, infatti, si erano appropriati dell’arte serica e della filatura e tessitura della seta, creando splendidi tessuti a disegni che servivano a confezionare gli abiti delle corti italiane ed europee.

Arte serica nel comasco

Nel territorio comasco lo sviluppo dell’arte serica risale al XV secolo, epoca d’oro in cui la manifattura italiana si orienta verso un prodotto di lusso grazie al quale il nostro Paese è ancora oggi famoso nel mondo. tanto che in Europa l’espressione ouvrage de Lombardiediventa sinonimo di oggetto di fattura preziosa.

La produzione della seta era stata introdotta in Europa dall’Oriente poco tempo prima, sfidando la pena di morte prevista dagli imperatori cinesi e giapponesi per chi violava il segreto che proteggeva le tecniche di realizzazione del prezioso tessuto.

Un impulso decisivo al mondo serico viene impresso dal Duca di Milano Ludovico Sforza, signore del comasco. Il duca obbliga i contadini a piantare nei campi gli alberi di gelso, le cui foglie sono l’unico alimento del baco da seta. Così, nel corso di pochi decenni, la tradizionale produzione di lana cede il posto alla seta. Una visione lungimirante che, secondo molti storici dell’economia, rappresenta il primo germe di quello spirito imprenditoriale caratteristico della Lombardia.

Inizia così uno sviluppo che nel Seicento rende l’Italia e Como in particolare, il distretto d’eccellenza per la produzione di stoffe dai meravigliosi disegni e colori. La rivoluzione industriale, tra il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, dissemina il territorio di torcitoi e filatoi.

Gli allevatori di gelsi e i filatori diventano imprenditori nel senso più moderno del termine, capaci di creare una nuova cultura perché custodi unici di un patrimonio di conoscenze e inimitabile maestria. Il Novecento sarà poi il secolo della consacrazione dello stile italiano nel mondo, con Como in prima linea nel circuito dei grandi gruppi italiani e internazionali del lusso e della moda.

Per informazioni più dettagliate vi consigliamo questo interessante articolo, dove uno dei maggiori esperti mondiali spiega “La lunga ma sempre nuova arte della seta”.