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Sculacciate addio: illegali in più di 50 Paesi

Addio alle sculacciate ai bambini in più di 50 paesi

L’ultimo Paese a dire basta alle punizioni corporali sui bambini è stata la vicina Francia: il Parlamento ha appena approvato il divieto di sculacciate, nei confronti dei più piccoli, da parte non solo dei maestri ma anche dei genitori. Questa decisione da parte dei francesi arriva perché nel 2015 il Paese era stato simbolicamente condannato in quanto non possedeva ancora una “legge che vietasse in modo chiaro, vincolante e preciso le pene corporali tra cui schiaffi e sculacciate violando l’articolo 17 della Carta europea dei diritti sociali“. La Francia ha deciso quindi di aggregarsi agli altri 51 Paesi già da tempo in possesso di una legge che regolamenta sberle e sculacciate ai bambini.

I Paesi in cui sono vietate

La prima Nazione che si è dichiarata contro le sculacciate era stata la Svezia, ormai più di 30 anni fa nel 1979. Nel 1983 era stata seguita poi dalla Finlandia, e in seguito si sono aggiunti molti altri Stati in tutto il mondo come la Tunisia, la Polonia e l’Austria. Gli ultimi che si sono aggregati alla lunga lista sono stati Mongolia, Paraguay e Slovenia nel 2016. Nel 2014 anche la Repubblica di San Marino aveva approvato una legge simile, invece in Italia non esiste ancora un’apposita norma. Nel 1996, però, una sentenza della Corte Costituzionale si era pronunciata contro l’uso di percosse nei confronti dei bambini.

Cosa dicono gli esperti

Negli anni sono stati condotti molti studi a riguardo e molti psicologi ed educatori si sono espressi a riguardo. Secondo il professore, psichiatra e presidente del CAF Onlus Centro Aiuto al Bambino Maltrattato, Gustavo Pietropolli Charmet, “queste leggi sono utili quando nell’immaginario collettivo è già chiaro che il valore educativo del dolore, fisico quanto morale, sono pari allo zero“. Inoltre, la psicologa dello sviluppo Tilde Giani Gallino dichiara: “È chiaro che non si può che essere favorevoli ad una legge che vieti la violenza ma non bisogna neppure essere troppo liberali perché il rischio è che non esistano più vie di mezzo“. Secondo la psicologa, dunque, la soluzione sarebbe “discutere con i ragazzi trattandoli come pari, dando loro dei consigli su come comportarsi e cercando di spiegare dove hanno sbagliato“.