Greta Thunberg è un nome ormai noto a tutti. La giovane attivista, oggi 17enne, il 20 agosto 2018 decise di non andare più a scuola fino alle elezioni legislative del 9 settembre che si sarebbero tenute quello stesso anno in Svezia. Un gesto nato come forma di protesta in seguito alle eccezionali temperature e agli incendi che avevano colpito il suo paese quell’estate.
Dopo le elezioni Greta continuò a manifestare davanti al parlamento di Stoccolma ogni venerdì, dando vita al movimento internazionale Fridays for Future. Questo gesto semplice la portò alla ribalta delle cronache mondiali, trasformandola in icona del movimento ecologista di un’intera generazione. La sua determinazione l’ha portata ad essere la leader di una mobilitazione per la salvaguardia del clima che non ha precedenti nella storia. Ha potuto parlare ai più grandi e potenti del pianeta per rivendicare il diritto al futuro di tutti i giovani della terra.
Il documentario di Nathan Grossman
Il documentario racconta la storia di Greta Thunberg a partire dai primissimi sit-in davanti al parlamento. Nathan Grossman, regista di I am Greta, ha conosciuto la piccola attivista ancora 15enne a Riksgatan, in Svezia, durante un comizio. Come raccontato alla Biennale di Venezia in occasione della presentazione del film: “Parlò con me e altre persone presenti con voce ebile e balbettante. Rimasi tanto sorpreso di sapere che fosse un’attivista, quanto colpito dalle sue potenti parole”. Subito scattò una forte intesa: “Greta parlava di ambiente e cambiamenti climatici in modo così logico da farmi immediatamente sentire in sintonia con quel modo di pensare”.
Il film è stato presentato al Festival del Cinema di Venezia fuori concorso ed è uscito nelle sale italiane il 2, 3 e 4 novembre 2020. Ora è disponibile sulle principali piattaforme streaming.
Il ritratto di Greta Thunberg
Dall’intesa nata tra il regista e l’attivista climatica nasce un film che racconta una Greta molto diversa dall’icona ferma e decisa, in grado di parlare alle folle e di far tremare i capi di stato con i suoi discorsi lapidari. Grossman è riuscito a catturare anche la sua vita privata, le sue paure, le sue ansie, il peso delle responsabilità e delle aspettative che si sono concentrate sulla sua figura.
Il viaggio verso il vertice delle Nazioni Unite COP24
Nathan Grossman è riuscito a documentare anche la traversata in barca a vela da Plymouth a New York che Greta ha affrontato insieme al padre, il principe Pierre Casiraghi e l’equipaggio della Malizia II. Un viaggio incredibile per raggiungere la COP24. Ma soprattutto però è riuscito a cogliere le impressioni seguite al vertice delle Nazioni Unite. La disillusione di un’adolescente che, forse solo in quel momento, ha capito che la strada sarebbe stata ancora molto lunga.
La storia di Greta Thunberg
Diversamente da quanti molti possano pensare, la sensibilità nei confronti dei problemi climatici non è frutto di un’educazione familiare particolarmente attenta all’ambientalismo. Anzi, come recentemente ribadito anche alla trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa, è stata Greta a “convertire” i suoi genitori. Quella d’origine era una “famiglia ad alto consumo” che, solo in seguito agli atteggiamenti di Greta, al suo mutismo e alle sue sollecitazioni ha deciso di seguirla e di sostenerla in questa marcia contro la crisi climatica.
Ad oggi, la ragazzina svedese più conosciuta al mondo, continua a battersi quotidianamente perché le sue parole vengano ascoltate. A Fabio Fazio, in risposta ad un video di proteste contro i cambiamenti climatici degli anni ’70 ed alla riflessione riguardo al senso di queste battaglie ha risposto: “Non abbiamo scelta, dobbiamo continuare, indipendentemente da quanto tempo ci vorrà”.
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*Fonte immagine in alto Instagram, Greta Thunberg