Recentemente, al XIII Congresso Nazionale della Federazione Italiana Medici Pediatrici, è stato sottolineato come circa il 30% dei bambini sotto i 3 anni e il 15% tra i 3 e i 14, soffrano di disturbi legati al sonno.
È del tutto normale che capiti, e molti genitori sicuramente ricordano bene le lunghe notti insonni ad attendere che il piccolo si addormenti. Non è un problema da ignorare poiché potrebbe comportare, più in là nell’età del bambino, squilibri comportamentali, difficoltà scolastiche e problemi di memoria, come ha dichiarato dalla psicoterapeuta e consulente del sonno Adriana Saba a VanityFair.
Come si manifestano i problemi del sonno nei bambini
Sempre stando alle parole della dottoressa Adriana Saba, i bambini tra i 6 e i 12 mesi di vita faticano maggiormente a dormire rispetto a quelli più grandi. “Superato l’anno d’età, il sonno tende a regolarizzarsi”, tuttavia non sempre è così e molti bambini continuano a trovare difficoltà a dormire fino ai 3 anni.
In questa fase i disturbi del sonno si caratterizzano in tre forme differenti. In primis, la difficoltà ad addormentarsi a causa del temperamento del bambino, ma anche della difficoltà a staccarsi dai giochi e dalle attività. Oltre a questa, un’altra forma dei disturbi sono gli incubi, soprattutto in fase REM e nelle ultime ore di sonno.
L’ultima forma dei problemi notturni è chiamata pavor nocturnus. Questo è uno stato di agitazione e ansia nelle prime ore notturne. Il bambino si agita, parla incoerentemente, si siede sul letto gridando o piangendo. Quest’ultimo si manifesta non prima dei 2 anni di vita, ma può durare fino ai 12.
È possibile risolvere questi disturbi?
Innanzitutto, è bene sottolineare che, se ci trovassimo davanti ad uno di questi disturbi, la prima cosa da fare è consultare il pediatra di fiducia, o uno specialista. Tuttavia, esistono alcune cose che potremmo fare autonomamente per aiutare il sonno, tutte consigliate da Adriana Saba.
In primo luogo, sarebbe necessario creare per il piccola una routine di accompagnamento del sonno, che tenga conto della sua necessità di andare a dormire presto, rispetto ai nostri orari abituali. Se ci trovassimo davanti ad un episodio di pavor nocturnus “non svegliare il piccolo, ma semplicemente stargli accanto ed evitare che si faccia male”.
È importante anche assicurarsi che il bambino sia felice, chiedendogli se qualcosa gli causa tensione emotiva ed affrontarlo. Anche l’uso dei dispositivi elettronici andrebbe limitato durante il giorno, le interazioni con gli altri e l’aria aperta contribuiscono al suo benessere psico-fisico migliorando la qualità del sonno.
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