Paola Turani è diventata madre del piccolo Enea 9 mesi fa. Una gioia immensa per la modella che desiderava una gravidanza insieme al compagno Riccardo dal 2013. Da sempre molto attiva sui social, l’influencer bergamasca ha continuato a raccontare il quotidiano anche dopo il lieto evento. Le gioie ma anche le fatiche della maternità, e per questo ha subito un vero e proprio linciaggio mediatico.
Gli attacchi sui social ai danni di Paola Turani
Quando hai 2 milioni di follower, sei bella, ricca e famosa non ti puoi lamentare di nulla, men che meno delle fatiche della maternità. Per quanto possa essere disdicevole, è questo il pensiero comune che emerge leggendo la pioggia di commenti che sono arrivati sul profilo Instagram di Paola Turani. L’influencer si trovava in vacanza con il piccolo Enea di 9 mesi e, dopo giorni di scatti e stories, ne ha pubblicate una serie in cui ha ammesso di essere molto stanca e provata.
“Questi 9 mesi ci hanno messi a dura prova” ha confessato. “Non sta fermo un secondo… La sua missione è cercare delle scale per fare avanti e indietro, poi si cappotta, poi piange e poi vuole venire in braccio, e poi vuole stare per terra perché dopo 3 secondi si stufa… io sono tornata esausta”, racconta, riferendosi alla gestione del bimbo durante le vacanze in montagna.
Uno sfogo che, come ha precisato la Turani, non ha nulla a che vedere con il pentimento. La modella ha sottolineato semplicemente come una madre possa essere infinitamente felice e stanca nello stesso momento, raccontando uno scorcio della sua vita quotidiana. Fino a qui nulla di strano, se non fosse per il fatto che alle stories pubblicate sono seguiti una serie di commenti al vetriolo. “Ma pensavi di avere un Tamagotchi?”, “Scopre dopo 9 mesi che i figli oltre a farli bisogna anche crescerli”, “Lo hai tanto voluto e ora ti lamenti.” Sono solo alcune delle frasi inviate all’influencer.
La risposta di Paola Turani agli attacchi degli hater
La risposta agli attacchi degli hater non è tardata ad arrivare. Paola Turani, in una nuova serie di stories ha scritto: “La gioia che ogni giorno il mio piccolo mi dà è incredibile. Farei cambio con la vita di prima? NO. MAI. Si può però affermare che in certi momenti è più impegnativo e non è così facile come sembra? Eccome. Perché alcune persone si scandalizzano per queste affermazioni?”
E ancora: “È giusto buttare una valanga di m***a su di me, solo perché sulla mia pagina con il sorriso sulle labbra e in tutta serenità ho espresso un mio legittimo stato d’animo? Secondo me no, ma purtroppo funziona così. Alcune persone si lamentano della perfezione sui social, ma se sei sincera e dici la verità ti massacrano.” Parole dure, che raccontano di un problema che va ben oltre il singolo caso Paola Turani. La narrazione della maternità – sui social e non solo – è spesso zeppa di stereotipi. Siamo tutti vittime della sindrome da madre perfetta, una perfezione che non esiste e le cui caratteristiche cambiano a seconda di chi ci troviamo davanti.
Come combattere il mom shaming
Il mom shaming è una vera e propria forma di bullismo nei confronti delle mamme. Insulti, consigli non richiesti, considerazioni indelicate… purtroppo la stragrande maggioranza delle donne con figli sa di cosa stiamo parlando. Questo fenomeno accade a tutti i livelli ma, quando si rivolge a persone così note è più facile da individuare.
Paola Turani è stata attaccata non solo per il suo sfogo, ma soprattutto per il fatto che, secondo l’opinione pubblica, determinate persone privilegiate non possono permettersi lamentele di questo tipo. Il fatto che le fatiche dell’influencer in vacanza siano diverse da quelle di una madre single che lavora in un supermercato è innegabile. Ma davvero possiamo ritenerci così superiori da stabilire ciò che è giusto o sbagliato? Davvero possiamo permetterci di giudicare in questo modo lo stato d’animo altrui?
La verità è che dovremmo imparare a rispettare le emozioni degli altri, soprattutto quando riguardano un fatto così intimo come il rapporto genitore/figlio. La nostra opinione a riguardo è soggettiva e legittima ma, se può ferire, dovremmo imparare a tenerla per noi. Chi lavora con i social ed espone a una platea immensa la propria vita, sa di essere più soggetto alle critiche ma dovremmo sempre ricordarci che dietro a quello schermo e a quella quotidianità ci sono comunque delle persone con sentimenti e fragilità uguali alle nostre, indipendentemente dalle case, i viaggi e i conti in banca.
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