La Sindrome da workaholism, letteralmente tradotto “sindrome da ubriacatura da lavoro”, è un termine che nasce nel 1971 in America a seguito della pubblicazione “Confessions of workaholics” di Wayne Edward Oates. In sostanza, è la dipendenza malsana dal lavoro.
Cosa significa essere un workaholic?
Essere un workaholic vuol dire, come potrete facilmente immaginare, spendere la maggior parte del proprio tempo lavorando, fino a farla diventare un’ossessione. Questo comporta che il soggetto affetto da tale sindrome subisca sbalzi umorali, tendendo ad essere aggressivo con le persone che lo circondano, quindi familiari, amici e colleghi. Il “malato” diventa non più in grado di separare la sfera professionale da quella personale e ne conseguono così problemi a livelli di coppia e relazionali in generale.
Le persone più colpite tendono ad essere non tanto i lavoratori dipendenti, dato che hanno un orario prestabilito di lavoro, ma i liberi professionisti, come avvocati, artigiani, commercialisti, negozianti. Il workaholic inoltre non tollera ostacoli al proprio modo di lavorare: chiunque si metta sulla sua strada subirà la sua aggressività. Cerca infine di mantenere una posizione di superiorità sui familiari e di controllarli.
Cosa dicono le statistiche
In una ricerca su un campione di 326 donne (età media 47 anni) il dottor Bryan Robinson ha riscontrato che il rischio divorzio è altissimo. Solo il 45% dei workaholic riesce ad evitare il divorzio contro l’84% della popolazione generale.
Secondo l’università di Standford (California) lavorare oltre le 50 ore settimanale risulta essere poco produttivo.
Lo psicologo Marilyn Machlowitz nel 1980 stimava che circa il 5% della popolazione statunitense fosse affetta da workaholism.
Questa sindrome è assolutamente riconosciuta e ha addirittura un’organizzazione che se ne occupa, la più importante si trova negli USA, e si chiama “Workaholics Anonymous”.
Come cercare di superare la crisi
Prima di tutto bisogna cercare di cooperare e fare lavoro di squadra con i colleghi, non è sempre facile ma ci si deve impegnare per fare il massimo in questa direzione. Altro punto fondamentale è cercare di delegare e cercare di essere chiari sull’obiettivo che si deve raggiungere.Porsi degli obiettivi misurabili e realizzabili nel tempo è senz’altro una strategia vincente. Ma la domanda fondamentale che dobbiamo porci alla fine di tutto questo ragionamento è questa: “Quali sono le mie priorità nella vita e soprattutto siamo davvero sicuri che queste coincidano con il lavoro?”