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Quanto valgono le scuse di un assassino?

Quanto valgono le scuse di un assassino?

Ho distrutto la vita di Giulia e di mio figlio, chiedo scusa per la mia disumanità“. Suonano agghiaccianti e stranianti le parole di Alessandro Impagnatiello, che il 27 maggio 2023 aveva ucciso con 27 coltellate la compagna Giulia Tramontano, giovane donna di 29 anni, incinta di suo figlio.

Il femminicidio avvenuto poco prima dell’estate aveva turbato l’opinione pubblica a causa della sua efferatezza e dell’impossibilità di credere che una violenza tale da essere inimmaginabile si fosse verificata in un contesto familiare “normale” che mai prima aveva dato segnali di pericolosità.

I fatti che erano emersi dopo i primi giorni avevano mostrato come la relazione dei due stesse attraversando un periodo di crisi, causato dal più banale dei motivi: il tradimento di lui, che infatuatosi di una giovane collega, aveva deciso di porre fine alla storia con Giulia, al 7° mese di gravidanza.

Impagnatiello, giovane di bell’aspetto e con un lavoro affermato come barman in un noto locale milanese, vistosi messo alle strette perchè scoperto, aveva agito con terribile violenza e lucidità, accoltellando la compagna, provando ad eliminarne il corpo, denunciandone la scomparsa, facendo credere che si trattasse di un allontanamento volontario.

Ma tutti avevano subito dubitato della storia raccontata, e infatti nel giro di pochi giorni l’agghiacciante verità era emersa supportata da prove indiscutibili.

Si è aperto oggi il processo per l’omicidio di Giulia Tramontano, e le parole pronunciate da Impagnatiello ci lasciano davvero sconcertati. Può un uomo che è sotto accusa per un gesto così feroce, anche solo pensare di “chiedere scusa”? Che valore ha il possibile pentimento di un assassino che non ci ha pensato due volte ad accoltellare la compagna provocando la sua morte e quella di un innocente, suo figlio, non ancora nato?

Come è possibile rimanere indifferenti difronte ad un atteggiamento che sembra essere più un modo per attirare l’attenzione che il frutto di un vero pentimento?

Ma ancora, ci chiediamo e vi chiediamo, quale valore possono davvero avere queste parole?

Ci chiediamo soprattutto quale effetto devastante possano avere sui familiari di Giulia, che dopo averle ascoltate hanno abbandonato l’aula.

Il processo è stato poi rimandato a causa dell’elevata presenza di telecamere e giornalisti: anche qui, ci si chiede, dove finisce il dovere di cronaca e dove inizia il diritto di una vittima e dei suoi cari ad avere giustizia?

Domande difficili da porsi, ma impossibili da evitare.

Crediamo nella giustizia, in quella terrena, e contiamo sul fatto che Giulia e il suo bambino la avranno, così come la sua famiglia che è stata così violentemente privata del loro amore.

E a quest’uomo, colpevole anche se ancora in attesa di giudizio, chiediamo silenzio. Perchè in tutto questo dolore, l’unica cosa che può e deve dare alle sue vittime, è il rispetto. Non altro clamore.

Fonte Foto Facebook.com

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