Il femminicidio, o violenza di genere, è ancora oggi una delle principali violazioni dei diritti umani. Viene infatti definita “femmicidio” un omicidio con vittima una donna, spesso attuato tra le mura domestiche e da persone come parenti o partner, e quindi con una natura premeditata. In generale, in tutta Europa i numeri dei casi non sono rassicuranti e la maggioranza dei paesi non individua nel suo ordinamento giuridico il reato di femminicidio o, come in Italia, non presenta un’aggravante per il movente di genere.
I numeri del femminicidio in Italia
Secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute, nel 2022 sono stati registrati 273 omicidi, di cui 104 hanno visto vittime delle donne. Di queste, 88 sono state le donne uccise in ambito familiare o affettivo e in 52 casi il carnefice è stato individuato nel partner o ex partner. Pare esserci stato un minimo miglioramento, se si considera che nel 2021 le vittime in ambito familiare erano state 94 e quelle uccise per mano del partner erano 62. I dati, in ogni caso, non paiono rassicuranti, in quanto è evidente come continui a esserci una percentuale alta e più o meno costante di donne uccise per motivazioni legate a liti, rancori personali e motivi passionali, mentre la percentuale degli uomini uccisi negli stessi ambiti rimane sempre minore. Se in generale gli omicidi volontari dagli anni ’90 a oggi sono in diminuzione, il rapporto tra gli omicidi in ambito domestico e il totale degli omicidi di donne rimane in aumento.
Alcuni casi di femminicidio in Italia
Il nostro Paese non è stato esente da casi di femminicidio particolarmente controversi, che negli ultimi vent’anni hanno diviso l’opinione pubblica e, talvolta, anche la giustizia italiana.
Uno dei casi di cronaca nera più eclatanti fu l’omicidio di Meredith Kercher, studentessa in Erasmus uccisa il 1° novembre 2007 a Perugia. Sarebbero state 47 coltellate a mettere fine alla vita della ragazza; l’unico condannato, seppur in concorso, è Rudy Guede, anche se nella vicenda sembravano aver partecipato anche Amanda Knox e Raffaele Sollecito, poi assolti.
Pochi mesi prima, il 13 agosto 2007, era stata uccisa Chiara Poggi in provincia di Pavia. La ragazza era stata sorpresa in casa da sola ed era stato sin da subito evidente che conosceva il suo assassino, avendogli volontariamente aperto la porta. Per l’omicidio venne poi condannato Alberto Stasi, fidanzato della ventiseienne, seppur dopo un lungo tira e molla in tribunale.
Tre anni più tardi, il 26 agosto 2010, Sarah Scazzi sparisce dopo essere uscita da casa sua ad Avetrana, in provincia di Taranto. Il corpo viene ritrovato un mese e mezzo dopo grazie alla confessione dello zio, Michele Misseri, che racconta di aver ucciso la nipote. La storia, però, non convinse gli inquirenti, che condannarono l’uomo per soppressione di cadavere, mentre ritennero colpevoli la zia e la cugina della quindicenne, Cosima Serrano e Sabrina Misseri, condannate entrambe per omicidio volontario.
L’omicidio di Lea Garofalo, tra femminicidio e mafia
Ogni 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, viene ricordata anche Lea Garofalo, testimone di giustizia vittima nel 2009 della ‘ndrangheta. La donna, appartenente al clan mafioso Comberiati-Garofalo, decise di testimoniare a proposito delle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco. Proprio per mano di quest’ultimo, però, Garofalo trovò la morte. Dopo un tentativo di rapimento nel maggio 2009, a fine novembre la donna scomparve. Iniziarono così un’indagine e dei processi che sarebbero durati più di quattro anni. Ciò che emerse fu che la sera del 24 novembre Garofalo era stata assassinata dai fratelli Carlo e Vito Cosco; i resti del suo corpo vennero trovati solo nel 2012 a San Fruttuoso, in provincia di Monza. Successivamente, venne confermato l’ergastolo per quattro dei sei uomini ritenuti responsabili.
Uno dei casi più scioccanti: Giulia Tramontano
La sera del 27 maggio 2023 si è consumato uno dei femminicidi che più ha sconvolto l’opinione pubblica e a cui social e giornali hanno dato più attenzione. Giulia Tramontano, giovane di 29 anni incinta di sette mesi, è stata brutalmente uccisa dal suo convivente Alessandro Impagnatiello. L’uomo, in una relazione con un’altra donna che Tramontano aveva da poco incontrato, ha accoltellato e poi cercato di bruciare il corpo della fidanzata, abbandonandolo poi a poca distanza dalla loro abitazione. La falsa denuncia di sparizione non è servita per togliere i sospetti sull’uomo, che infatti è stato ufficialmente indagato il 31 maggio e accusato di omicidio volontario aggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere.
Purtroppo, quello di Tramontano era già il quarantunesimo femminicidio nei primi sei mesi del 2023, avvenuto lo stesso giorno di un altro omicidio, quello di Yrelis Natividad Peña Santana, e seguito di lì a poco dall’uccisione della poliziotta Pierpaola Romano.