L’idea è tutta Made in Italy perché arriva dalle studentesse del Centromoda Canossa, in provincia di Trento. Chiedendo aiuto ai vicini ricercatori della Fondazione Bruno Kessler, sempre di Trento, il centro professionale ha sviluppato un prototipo del capo. Il Foulard è infatti dotato di un piccolo sistema di sensori, posizionato nella parte interna, che si attiva toccandolo. Oltre a sciarpe e foulard però, il sensore può essere cucito anche su altre tipologie di vestiti o accessori. Per adesso si parla di un prototipo che potrebbe essere facilmente replicabile in serie anche grazie a i bassi costi di produzione che richiede.
La filosofia del prodotto
Il progetto nasce in un momento cruciale per la sensibilizzazione sul tema della violenza sulle donne. Il foulard infatti si propone di “difendere” le donne che lo indossano facendo scattare una sirena che genera un suono pari a 130 decibel. Il rumore, ben oltre la soglia di udibilità per l’uomo che è a 120 decibel, è in grado di disorientare l’aggressore e di attirare l’attenzione degli altri passanti. Inoltre, secondo Claudia Mammani, direttrice del Centromoda Canossa, questo progetto coniuga tre grandi scommesse quali la formazione delle giovani donne, l’investimento in nuovi settori e la sensibilizzazione sul tema del femminicidio, lo stalking e la violenza in generale.
Un connubio tra tecnologia e moda
Secondo il ricercatore Amos Collini della Fondazione Bruno Kessler, l’unione tra la tecnologia e la moda potrebbe sembrare azzardato ma grazie all’uscita del prototipo del foulard si è dimostrato che è efficace. Collini dichiara inoltre che “Il fatto che ci sia un prototipo e che funzioni è già un risultato, poi tutta la tecnologia può essere applicata a diversi stadi”. Si sta infatti pensando anche di far diventare il foulard un dispositivi anti-stalking posizionando, oltre alla sirena, un geolocalizzatore che la vittima può attivare per rendere nota alla polizia e ai familiari la propria posizione.