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Rincorrere la prova costume: storia di un ideale irraggiungibile

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Siamo in piena estate e, malgrado il calendario segni l’anno 2022, siamo ancora alle prese con la prova costume. Un test che riguarda tutti, uomini e donne. Nonostante da anni ci si batta per la body positivity, quando arriva la bella stagione il ritornello è sempre lo stesso: inseguire un ideale irraggiungibile e spendere parole di apprezzamento o disprezzo nei confronti dei corpi altrui. Ma perché è così difficile accettare il nostro fisico per quello che è?

La prova costume non è più una “roba da donne”

C’è stato un tempo in cui il corpo dell’uomo era esente da qualsiasi considerazione estetica. In passato infatti, i maschi erano valutati solo ed esclusivamente per la loro forza, per la loro capacità lavorativa e per il proprio potere economico. Tutto poteva essere motivo di discussione tranne che il loro corpo. Quel tipo di considerazioni era riservato esclusivamente alle donne.

Il corpo delle donne doveva tassativamente essere attraente e rigoglioso, sexy e desiderabile. Gli ideali di bellezza che si sono susseguiti nei decenni riguardavano sempre la fisicità femminile, e per questo si sono alternati anni felici per le formose, le slanciate, le bionde, le more… Poi, negli anni ’80, qualcosa è cambiato. 

La moda, l’arte, la cultura e la musica hanno iniziato lentamente a scardinare quel patriarcato radicalizzato e hanno iniziato a rivolgere lo sguardo anche al corpo degli uomini. Ed è così che anche i maschi si sono ritrovati a “competere” con addominali scolpiti, corpi glabri, pelle abbronzata e capelli fluenti. 

Perché inseguiamo ancora la prova costume?

Non si può certo dire che la pressione mediatica e sociale sia la stessa tra uomini e donne, ma certamente basta farsi un giro sui social per capire la portata del problema. Dal primo giorno di primavera, ogni anno, ciascuno di noi si imbatte in una quantità industriale di trattamenti dimagranti, diete miracolose e work out brucia grassi. E, siamo sinceri, la maggior parte di noi li prova nel tentativo di rendere il proprio corpo più desiderabile. Ma desiderabile per chi?

Forse il fulcro del problema è proprio questo. Ognuno di noi dovrebbe smettere di pensare allo sguardo degli altri o alle mode del momento per iniziare a vivere nel corpo che ci fa stare bene. Che sia formoso o atletico, sodo o morbido, l’importante è che sia sano e che ci piaccia. Sembra una cosa semplice e invece si tratta di una rivoluzione quasi utopica. Perché al di là dei nostri buoni propositi c’è il nostro narcisismo.

Come ha scritto Diego Passoni in un articolo su Donna Moderna: “Dopo la liberazione dei corpi, forse avremmo bisogno della liberazione DAI corpi.” Perché la nostra pelle cambia, invecchia, ingrassa, cede ma il nostro carattere no. E allora, invece di concentrarci sull’involucro, dovremmo imparare a valutare le persone per ciò che sono dentro.

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