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Istinto materno: esiste davvero?

Istinto materno: esiste davvero?

L’istinto materno è un concetto che viene spesso usato per descrivere la naturale tendenza delle donne a voler avere e accudire i figli. Ma si tratta di una realtà biologica o di un costrutto sociale? Esistono prove scientifiche che dimostrino l’esistenza di un istinto materno universale e innato? Quali sono le conseguenze di questo mito sulla vita delle donne e sulla loro libertà di scelta? In questo articolo cercheremo di rispondere a queste domande, analizzando le diverse prospettive che si sono confrontate su questo tema.

Cos’è l’istinto materno?

Secondo il dizionario, l’istinto materno è “la tendenza naturale che una madre ha a comportarsi o reagire in modo particolare nei confronti di suo figlio o dei suoi figli”. Questa definizione implica che l’istinto materno sia il risultato della biologia umana, che non lascia spazio alla volontà personale di diventare o meno madre, e che determini il modo in cui la madre dovrebbe agire e allevare il bambino. In altre parole, l’istinto materno sarebbe un bisogno e una capacità innati di avere e di educare un bambino o dei bambini.

Tuttavia, questa concezione dell’istinto materno è stata messa in discussione da diverse discipline, come l’antropologia, la psicologia, la sociologia e la storia. Tali discipline hanno mostrato che la maternità non è un fenomeno omogeneo e immutabile, ma che varia a seconda delle culture, dei contesti storici, delle condizioni sociali ed economiche, delle esperienze personali e delle aspettative individuali. Inoltre, hanno evidenziato che l’idea dell’istinto materno è stata usata per giustificare e imporre dei modelli di genere e di famiglia che hanno limitato l’autonomia e le opportunità delle donne.

Le ricerche sull’istinto materno

Una delle ricerche più significative che ha studiato l’esistenza dell’istinto materno e la maternità è l’insieme delle opere di ricerca antropologica di Sarah Blaffer Hrdy, autrice di libri come Mother Nature e Mothers and Others. Blaffer Hrdy ha esaminato le pratiche di accudimento e di allevamento dei bambini in diverse società umane e animali, mostrando che non esiste un modello universale e naturale di maternità, ma che questa è il frutto di una complessa interazione tra fattori biologici, ecologici, culturali e psicologici. In particolare, ha sottolineato che la maternità non è un dato di fatto, ma una scelta che dipende dalle risorse disponibili, dalle strategie di sopravvivenza, dalle relazioni sociali e dal contesto ambientale. Inoltre, ha evidenziato che la maternità non è un’attività esclusiva della madre biologica, ma che spesso coinvolge altri individui, come il padre, i parenti, i vicini, i membri della comunità, che collaborano nell’assistenza e nell’educazione dei bambini.

Un’altra ricerca che ha messo in discussione l’idea dell’istinto materno è quella di Maria Vicedo-Castello, autrice del libro The Maternal Instinct. Vicedo-Castello ha analizzato la storia della scienza e della medicina, mostrando come il concetto di istinto materno sia stato usato per sostenere delle teorie biologiche e psicologiche che hanno attribuito alle donne un ruolo naturale e primario di madri e di caregiver, a scapito della loro intelligenza, della loro creatività e della loro partecipazione alla vita pubblica. Inoltre, ha dimostrato che non esistono prove scientifiche che confermino l’esistenza di un istinto materno che dia alle donne il desiderio di avere figli, che le renda più emotive degli uomini, che le doti di una maggiore capacità di educazione e che le renda meglio attrezzate per allevare i bambini rispetto agli uomini.

Le conseguenze del mito dell’istinto materno

istinto materno

Il mito dell’istinto materno ha avuto delle conseguenze negative sulla vita delle donne e sulla loro libertà di scelta. Infatti, questo mito ha contribuito a creare delle aspettative sociali e culturali che hanno imposto alle donne di diventare madri e di dedicarsi esclusivamente alla cura della famiglia, negando loro la possibilità di realizzarsi in altri ambiti, come quello professionale, artistico, politico, ecc. Inoltre, questo mito ha generato dei sensi di colpa e di inadeguatezza in quelle donne che non hanno voluto o potuto avere figli, o che hanno scelto di vivere la maternità in modo diverso da quello considerato normale e naturale. Infine, questo mito ha alimentato dei pregiudizi e delle discriminazioni nei confronti delle donne che hanno optato per altre forme di famiglia, come quelle monoparentali, omogenitoriali, adottive, ecc.

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La libertà di una scelta personale

L’istinto materno non è un concetto scientifico, ma un costrutto sociale che ha influenzato la percezione e la rappresentazione della maternità e della femminilità. La maternità non è un destino biologico, ma una scelta personale che dipende da diversi fattori e che può essere vissuta in modi differenti. Le donne non sono solo madri, ma sono persone con una propria identità, una propria storia, una propria vocazione, una propria aspirazione. Per questo, è importante riconoscere e rispettare la diversità e la pluralità delle esperienze e delle espressioni della maternità, senza imporre dei modelli rigidi e stereotipati che limitano la libertà e la felicità delle donne.

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