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Congedo maternità: i diritti e le tutele per le lavoratrici in gravidanza

Congedo maternità: i diritti e le tutele per le lavoratrici in gravidanza

Il congedo di maternità rappresenta una tutela fondamentale per le lavoratrici gestanti, riconosciuta per legge con lo scopo di consentire alla donna di dedicarsi alla gravidanza e alla cura del neonato. Si tratta di un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro durante il quale è garantita alla lavoratrice un’indennità economica pari ad una percentuale della retribuzione, oltre al diritto alla conservazione del posto di lavoro. Andremo ad analizzare nel dettaglio la durata di tale congedo, le modalità per richiederlo, l’importo dell’indennità riconosciuta e tutti gli altri diritti e tutele di cui possono godere le lavoratrici in gravidanza e in puerperio. L’obiettivo è quello di fare chiarezza su un argomento molto importante per tutte le donne che devono conciliare maternità e carriera.

Chi ha diritto al congedo maternità?

Il congedo maternità spetta a tutte le lavoratrici dipendenti assicurate all’INPS anche per la maternità, comprese le lavoratrici assicurate ex IPSEMA, le apprendiste, le operaie, le impiegate, le dirigenti, le disoccupate o sospese, le lavoratrici agricole a tempo indeterminato o determinato, le lavoratrici a domicilio, le lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari (colf e badanti), le lavoratrici LSU o APU (attività socialmente utili o di pubblica utilità) e le lavoratrici dipendenti da amministrazioni pubbliche .

Quanto dura il congedo maternità?

La durata complessiva del congedo di maternità è di 5 mesi, così suddivisi: 2 mesi precedenti la data presunta del parto e 3 mesi successivi alla nascita del bambino. Qualora il parto avvenga oltre la data presunta, l’astensione obbligatoria viene estesa anche ai giorni tra la data presunta e quella effettiva. Dal 2018 la lavoratrice, previa certificazione medica che attesti l’assenza di rischi per la salute sua e del nascituro, può scegliere di fruire dei 5 mesi di congedo interamente dopo il parto. Inoltre, in presenza di rischi o lavori faticosi/pericolosi, il periodo obbligatorio di astensione può essere prolungato fino a 7 mesi dopo la nascita. Vi è quindi una certa flessibilità nella durata e nella collocazione temporale del congedo, per andare incontro alle diverse esigenze.

Quanto spetta di indennità di maternità?

Durante tutto il periodo di congedo di maternità è corrisposta alla lavoratrice un’indennità giornaliera pari all’80% della normale retribuzione. Tale indennità viene anticipata dal datore di lavoro e successivamente rimborsata dall’INPS. L’importo può arrivare fino al 100% della retribuzione qualora il contratto collettivo applicato preveda l’integrazione da parte del datore di lavoro. Vi è quindi un sostegno economico per la lavoratrice, che ha diritto a percepire una somma pari ad una percentuale significativa del proprio stipendio durante l’intero periodo di astensione obbligatoria dal lavoro.

Come si richiede il congedo maternità?

Per richiedere il congedo maternità, la lavoratrice deve presentare una domanda all’INPS tramite il servizio online disponibile sul sito dell’Istituto. La domanda deve essere presentata entro il termine perentorio di due mesi dalla data presunta del parto. La domanda deve contenere i seguenti dati:

  • i dati anagrafici della lavoratrice;
  • i dati relativi al rapporto di lavoro;
  • la data presunta del parto;
  • l’eventuale opzione per fruire del congedo interamente dopo il parto; l
  • ’eventuale richiesta di proroga del congedo per motivi sanitari o lavorativi;
  • i dati bancari o postali per il pagamento dell’indennità. 

Alla domanda deve essere allegata la certificazione medica che attesti lo stato di gravidanza e la data presunta del parto.

Quali sono le altre tutele per le lavoratrici in gravidanza?

congedo maternità

La legge offre ampie misure di protezione per le lavoratrici in gravidanza o in puerperio, oltre al congedo maternità. Tra le più rilevanti, spicca l’interdizione al licenziamento dalla data di inizio della gravidanza fino a un anno dopo il parto, salvo in caso di cessazione dell’attività dell’azienda o di giusta causa. È importante notare che, in caso di licenziamento, la lavoratrice è tenuta a comunicare il suo stato di gravidanza entro 180 giorni, rendendo così il licenziamento nullo.

Un’altra disposizione importante riguarda la sicurezza e la salute della lavoratrice e del nascituro. Questo obbligo impone al datore di lavoro di rispettare i divieti posti alla madre lavoratrice, consentendole di continuare a svolgere la sua mansione senza mettere a rischio la salute propria e del suo bambino. In particolare, per lavori pericolosi, faticosi o notturni, il datore di lavoro è tenuto a modificare le mansioni o a spostare la lavoratrice.

Inoltre, viene riconosciuto il congedo parentale, un’astensione facoltativa dal lavoro per un periodo massimo di 10 mesi nei primi 12 anni di vita del bambino. Questo congedo può essere richiesto sia dalla madre che dal padre lavoratore, per un periodo continuativo o frazionato non superiore a 6 mesi. La retribuzione durante il congedo parentale è pari al 30% della retribuzione per i primi 6 mesi e al 15% per i successivi 4 mesi.

Vengono poi garantiti i permessi di riposo per l’allattamento, che si traducono in due ore giornaliere da usufruire entro il primo anno di vita del bambino. Questi permessi sono retribuiti al 100% della retribuzione.

Infine, viene riconosciuto il congedo per malattia del figlio, che permette ai genitori di astenersi dal lavoro per tutta la durata della malattia del figlio fino ai suoi 3 anni. Dopo i 3 anni e fino agli 8 anni del figlio, l’astensione è limitata a 5 giorni all’anno. È da notare che il congedo per malattia del figlio non è retribuito.

Conciliare maternità e carriera: La necessità di una cultura del lavoro inclusiva

La maternità e il lavoro rappresentano due dimensioni fondamentali nella vita di molte donne, entrambe ricche di significato e di importanza. Coniugare questi due aspetti, nel pieno rispetto dei diritti e delle esigenze individuali, è un obiettivo fondamentale. La legislazione attuale offre un sostegno significativo alle lavoratrici in gravidanza o in puerperio, proponendo garanzie che devono essere non solo conosciute, ma anche attivamente fatte valere.

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