Se c’è chi ha capito male, vuol dire che potevamo comunicarlo meglio
Il mea culpa di Chiara risuona un pò flebile, quasi quanto il video di scuse con indosso la tuta grigia. Nonostante il supporto benevolo di Fazio che non tarda a dirle “questo ti fa onore“, quando l’imprenditrice riconosce a denti stretti di aver sbagliato la modalità di comunicazione, l’ammissione di colpa risulta tardiva, non correttamente corredata da fatti e spiegazioni esaustive, ma soprattutto camuffata da pentimento personale. Chiara Ferragni è un brand: se fosse stato, ad esempio, Nike o Adidas a commettere un errore del genere, chi avrebbe potuto chiedere scusa con occhioni luccicanti? E quanto avrebbe fatto effetto su un consumatore potenzialmente “truffato” o quanto meno tratto in inganno da una comunicazione non proprio trasparente? (Continua nella prossima pagina)