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Il padre di Giulia Cecchettin ai funerali: il commovente discorso di addio

Il padre di Giulia Cecchettin ai funerali: il commovente discorso di addio

La dignità, la forza, la lucidità e insieme la disperazione di un padre: il commovente discorso di addio di Gino Cecchettin durante i funerali della figlia Giulia, barbaramente uccisa da Filippo Turetta, contengono tutto ciò.

E sono un insegnamento prezioso per l’intera società: per gli uomini, per le donne, per le nuove generazioni e per chi ricopre ruoli istituzionali e ha l’obbligo di ascoltare questa sofferenza e tramutarla in una spinta all’azione.

Ecco i punti salienti del discorso pronunciato da Gino davanti ad una folla di persone emozionate e partecipi che si è radunata all’interno e all’esterno della chiesa di Santa Giustina di Prato della Valle a Padova.

I ringraziamenti

Gino Cecchettin parte ringraziando tutti coloro che, in un periodo “di pioggia” e dolore, hanno saputo abbracciare lui e i suoi figli Elena e Davide, facendo sentire loro il calore di un sostegno importante. Ringrazia le Forze dell’Ordine, la Chiesa e le istituzioni che li hanno aiutati, non facendoli sentire mai soli.

Il messaggio ai giovani

Ad un certo punto del discorso Gino Cecchettin parla dei giovani, verso cui tutta la società ha un dovere forte e determinante, che si chiama educazione. In un momento storico in cui la tecnologia è centrale, perdere di vista il vero valore delle connessioni reali è un rischio che non possiamo correre. Invita tutti a dare ai proprio figli gli strumenti per capire cosa significa davvero amare, ad insegnare loro a comunicare in modo aperto e sereno in famiglia e a scuola. Ad ascoltarli. A imparare a rialzarsi quando cadono, a vivere una sessualità libera dal possesso e relazioni che cercano solo il bene dell’altro.

Il messaggio diretto agli uomini

Il papà di Giulia si rivolge poi direttamente agli uomini, esortandoli ad essere i primi ad agire, a parlare agli altri maschi e sfidare così la cultura che minimizza la violenza di genere. Gli uomini hanno la responsabilità di essere attivamente coinvolti, di ascoltare le donne e non girare la testa difronte ai segnali di violenza. “Rompiamo il ciclo e creiamo una cultura di responsabilità e supporto“, per combattere la violenza di genere e superare la piaga sociale del femminicidio.

L’invito ad agire alle Istituzioni

Gino Cecchettin si rivolge poi anche alle Istituzioni, chiedendo di creare un fronte comune contro la violenza di genere, che vada oltre le ideologie politiche e che si occupi concretamente di difendere le donne. Di affrontare il fenomeno in modo compatto, di sostener le forze dell ordine dotandole delle risorse necessarie per combattere e riconoscere questa piaga. Il suo accorato invito a trasformare la tragedia di Giulia in un punto di svolta per favorire un reale cambiamento è uno dei passaggi più forti e diretti del suo discorso. Perchè “la memoria di Giulia ci ispiri per creare un mondo in cui nessuno deve temere alla propria vita“.

L’esortazione per i Media

Gino Cecchettin si rivolge anche al mondo dell’informazione, sottolineando come loro giochino un ruolo cruciale in questa battaglia contro la violenza sulle donne: “diffondere notizie distorte o sensazionalistiche può contribuire a perpetuare comportamenti violenti” dice con voce decisa. “Difendere il patriarcato e trasformare le vittime in bersagli non aiuta ad abbattere le barriere. Si esce solo sentendoci tutti coinvolti” conclude.

La poesia letta per Giulia

Gino Cecchettin ha letto la meravigliosa poesia «Il vero amore» di Khalil Gibran, poeta e aforista libanese, che recita queste parole:

“Il vero amore non è né fisico né romantico.
Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici
non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio
da ciò che hanno.
La vita non è una questione
di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia!”

Le dolci parole di addio a Giulia

Mia figlia Giulia era una giovane donna straordinaria, allegra e vivace. Come è potuto accadere proprio a lei“; si chiede mentre la voce si fa più tremante. “Dopo la prematura perdita della mammma, lei era diventata una combattente, una oplita, come spesso si definiva lei stessa come soldati greci. Il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti“. “Cara Giulia“, ” – conclude – “è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me, non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche a imparare a danzare sotto la pioggia“.

Ci stringiamo tutti attorno a questo padre e a questa famiglia stravolta da una tragedia così grande, e ci uniamo al suo appello, perchè la società civile, i media, le istituzioni e noi tutti si agisca in un’unica direzione: la difesa delle donne, dell’amore vero e l’eliminazione di qualsiasi forma di violenza di genere. Per Giulia, e per tutti noi.

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