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Maria Callas: storia della cantante lirica dalle “tre voci”

Maria Callas: storia della cantante lirica dalle “tre voci”

A 99 anni dalla sua nascita, il mito di Maria Callas è ancora perfettamente impresso nelle nostre menti. Non una semplice cantante lirica di talento ma un’icona indimenticabile dell’opera. Ultima diva ad aver reso la musica alta un fenomeno di costume di massa. Perché alla voce divina ha saputo unire il carisma di una star, lo stile di un’icona e la storia di un personaggio femminile tormentato.

Nessuna infanzia e nessuna giovinezza per Maria Callas

Il mito di Maria Callas affonda le sue radici già nell’infanzia. Nasce a New York da una famiglia di origine greche. Il suo nome completo è infatti Maria Cecilia Sofia Kalogheropoulos. Oggi sappiamo con certezza che nacque il 2 dicembre 1923 anche se, lungo tutta la sua vita, la data precisa alimentò spesso i gossip del tempo. L’atto di nascita riportava il 3, il passaporto il 2, mentre lei e la madre concordavano sul 4, giorno di santa Barbara, figura combattiva e più congeniale al suo temperamento.

Sin da piccola, la famiglia le impose una vita di sacrifici. Dopo esser stata investita da un’auto ed essere rimasta in coma per un mese, la madre (che nel frattempo si era separata dal marito) la riportò in Grecia. Lì iniziò il conservatorio: studiava 12 ore al giorno. Come ha scritto Alfonso Signorini in un libro a lei dedicato: “Fu sfruttata come un enfant prodige; non visse l’infanzia, come non visse la giovinezza.”   

Da cantante lirica a icona universalmente riconosciuta

La sua carriera iniziò nel 1942 in Grecia con la Tosca di Puccini e il successo fu immediato. Provò allora a tornare negli Stati Uniti ma non riuscì a emergere, forse complici le accuse di collaborazionismo perché aveva cantato per compagnie italiane e tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale. 

Nel 1947 però arriva l’incontro che le cambierà la vita. Il tenore Giovanni Zenatello la scritturò per la Gioconda di Ponchielli all’Arena di Verona e lì conobbe l’industriale Giovanni Battista Meneghini, di cui si innamorò e che divenne il suo manager. La coppia si sposò nel 1950 ma, più che una matrimonio d’amore, fu un sodalizio artistico.

Tra il 1952 e il 1954 Maria Callas entrò nell’Olimpo della musica lirica. Interpretò ben 7 opere al Teatro alla Scala di Milano, il palco più prestigioso al mondo per una soprano. Ma soprattutto si trasformò da semplice cantante a mito delle masse, da ragazza anonima a longilinea regina di stile. È proprio in questo periodo d’oro che passa da 92 a 64 chili, alimentando miti e leggende sul suo repentino dimagrimento. Una di queste era che avesse volontariamente ingoiato una larva di tenia. 

Il mito di Maria Callas

Il mito di Maria Callas riguarda certamente la sua voce, o meglio, le sue 3 voci, per la sua eccezionale estensione vocale. Con il suo talento e la sua incredibile presenza scenica, fu così incisiva che, ancora oggi, nella lirica esiste “un prima e un dopo Callas”. Ma sarebbe limitante parlare solo di questo. Maria Callas era una donna, una diva del jet-set che fece scrivere e vendere milioni di articoli dedicati alla sua vita privata, al suo stile, alle sue fragilità. È stata la Marilyn Monroe del teatro. Una carriera folgorante ma breve. Una vita privata che si intrecciò alla carriera lavorativa. Le delusioni amorose e quel desiderio di famiglia mai avveratosi

Nel 1957 conobbe l’armatore Aristotele Onassis. Fu un amore travolgente: si separò dal marito per lui e iniziò il suo declino artistico. La sua voce sembrava risentire dei tradimenti di quello che per lei era l’amore della vita. Alternava performance memorabili a spettacoli mediocri. Il 1968 fu l’apice del suo dramma sentimentale. Onassis la lasciò per Jackie Kennedy, ex first lady americana. 

Iniziò così il lungo declino della grande diva. La depressione, la dipendenza dai farmaci e alcune malattie di cui soffriva sin da bambina iniziarono a consumarla. L’ultima tournée mondiale fu nel 1974, poi si ritirò nella sua casa di Parigi dove morì, a soli 54 anni, il 16 settembre 1977. Le sue ceneri furono sparse nel Mar Egeo dal ministro della Cultura greco, secondo la volontà espressa dalla cantante, quando era ancora in vita, alla domestica Bruna: “Fai spargere le mie ceneri nel Mar Egeo. Abbraccerò il mio Aristo attraverso il mare…”. Una vita breve e tormentata ma che non le impedì di consegnare al mondo il proprio mito di donna complessa e fuori dagli schemi, infinitamente affascinante, infinitamente talentuosa.

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